Cos'è il signoraggio?
Storicamente, il signoraggio è la tassa che si doveva pagare all'artigiano che coniava le monete dal metallo grezzo. La moneta era una moneta “forte”, perché il suo valore intrinseco era pari al suo valore nominale. Il conio serviva in definitiva per certificare che il materiale di cui era composta aveva un determinato valore (dato da qualità e peso). Dato che la moneta valeva il materiale di cui era composta, non c'era alcun reale problema a coniare nuove monete, tanto il valore nominale era uguale a quello reale e la moneta stessa era una “garanzia” al credito.
Naturalmente l'artigiano non lavorava per la gloria, pertanto ad ogni conio tratteneva una parte del metallo a fronte del lavoro svolto. Questa quota prendeva il nome di “signoraggio”.Ha senso parlare in tempi moderni di signoraggio in questi termini?
Assolutamente no, la moneta oggi viene coniata dalla zecca di stato, non ci si può rivolgere con il proprio metallo a degli artigiani per trasformare il proprio metallo in moneta.
Come funziona oggi l'emissione di banconote?
Le banconote vengono normalmente emesse dalla banca centrale di uno Stato o, nel caso dell'Unione Europea, la loro emissione è curata dalla BCE (Banca Centrale Europea). Quando lo Stato ritiene che ci sia necessità di emettere nuova carta moneta, richiede alla banca centrale di emettere nuove banconote, per agevolare gli scambi commerciali.
È davvero necessario usare le banconote?
Se non si vuole tornare al baratto o non si vuole passare al totale flusso elettronico del credito, sì. Ma un contadino che entra nel negozio di cristalleria con un maiale per fare acquisti non è proprio auspicabile, come per i teorici del complotto del “Grande Fratello” non è accettabile permettere di tracciare ogni movimento di denaro elettronicamente.
Ma quando la banca emette una banconota da 100 euro, dato che costa pochi centesimi, applica un signoraggio di quasi 100 euro!
Certo. E ogni volta che una persona va in bagno, aumenta la quantità di materia oscura presente nell'universo.
La banconota è un titolo che accerta un credito, detto anche titolo di credito, che accerta che un soggetto vanta un credito nei confronti di un altro. Nel caso delle banconote, il soggetto debitore è scritto chiaramente (era la Banca d'Italia con la lira, è la BCE con l'euro) e il soggetto creditore è quello che la possiede, o la “porta” (concetto di titolo al portatore). Il valore del credito è il valore nominale della banconota.
Ma come? Se da un pezzo di carta da pochi centesimi ne tirano fuori uno che vale 100 euro, come si può dire che la banca non ci guadagna?
Semplicemente perché anche io posso emettere un titolo di credito del costo irrisorio, ma che può valere anche migliaia di euro. Prendo il mio blocchetto degli assegni, una penna e stacco un assegno dell'importo desiderato.
I bambini restano sempre stupiti quando un adulto produce del valore così in fretta e con tale semplicità, ma di solito questa fase si passa dopo aver imparato a fare di conto. Se uno emette un titolo nel quale si dichiara debitore, significa che chi possiederà quel titolo potrà esigere il debito.
Pure con le banconote.
Ma quando viene emessa la carta moneta è lo Stato a diventare debitore!
E perché mai? Il solo fatto che la banconota sia riconosciuta come valore “ufficiale” dello Stato, non rende lo Stato debitore. Nella banconota non viene, infatti, identificato lo stato come debitore, ma l'istituto di credito che l'ha emessa. Dovrebbe essere saltata agli occhi subito con l'euro, dato che non c'è indicazione di quale Stato abbia emesso una banconota, mentre non manca l'indicazione della BCE come ente emettente.
Ma una volta sulle banconote in lire era indicato “pagabili a vista al portatore”, che significava che la banca doveva essere in grado di rimborsare il controvalore in oro, mentre sull'euro non è scritto, perché è una truffa!
Una volta sulla carta moneta italiana c'era scritta una frase in lingua italiana. Sull'euro la stessa frase dovrebbe essere scritta in una dozzina di lingue differenti, il che crea qualche problema. Problema inutile, peraltro, dato che è natura della banconota in corso quello di essere “pagabile a vista al portatore”.
Sulla questione dell'oro, poi, ce n'è da dire. Non essendo più in epoche barbare dominate dal baratto e dove il mercato è composto da sola domanda e offerta di beni materiali, parlare di oro è anacronistico. Al giorno d'oggi sono riconosciuti come valori “solidi” anche altri beni, che possono essere usati a garanzia di copertura delle banconote emesse e l'oro comunque non sarebbe in grado di dare una copertura sufficiente alla necessità di denaro circolante per far fronte ai bisogni del mercato. Per questo motivo non si può pretendere che le banche centrali rimborsino in oro le banconote emesse.
Ma se non possono pagarle in oro, cosa valgono le banconote? Come possono pagarle?
Le banche vendono beni e servizi differenti. Si può riscuotere il valore della banconota comprando del credito, titoli, moneta metallica, valuta straniera o altri servizi. Oltre al fatto che tutti nel territorio in cui è in corso la valuta considerano quel titolo di credito degno di fiducia e sono disposti a cedere beni e servizi per lo stesso ammontare in cambio.
Da questo se ne deduce, che se proprio qualcuno vuole riscuotere le proprie banconote in oro, è sufficiente che si rechi da un orafo o un mercante specializzato, il quale gli converte la valuta in oro. E viceversa.
Ma perché allora le banconote non le emette lo stato? È giusto che lo stato sia sovrano della sua valuta!
Certo. Se si vuole mandare a donne di facili costumi tutta l'economia nazionale, non c'è metodo migliore.
Innanzitutto c'è da tenere conto che non è che ogni volta che lo Stato chiede soldi alla banca, questa emetta nuove banconote. Le nuove banconote vengono emesse solamente se c'è necessità di avere nuova carta moneta circolante, quando la quantità delle vecchia in circolo è diventata insufficiente o quando è necessario mandare al macero vecchie banconote ormai logore e sostituirle con nuove.
Quando queste banconote vengono emesse, la banca le cede allo Stato come fa ogni volta che lo Stato necessita di fondi: in cambio di titoli di credito statali (BOT, CCT, BTP, ecc.), debitamente scontati al valore attuale, se necessario. La stessa procedura che si segue anche in mancanza di nuova emissione. In ogni caso, l'emissione di nuove banconote deve essere coperta e garantita, in modo che la massa circolante non sia mai inesigibile.
Se non ci fossero i due attori, Stato e banca, si ingenererebbe un conflitto di interessi di proporzioni bibliche. Se fosse lo Stato a emettere la valuta, dovrebbe avere beni/fondi da fornire come garanzia, cosa che non può fare. Lo Stato emetterebbe delle banconote che potrebbero essere accettate dal popolo bue, probabilmente contento di non vedere più coinvolte le banche, ma che non avrebbero alcun credito di fronte a grandi creditori internazionali, in quanto si renderebbero conto che non c'è stabilità nella moneta.
D'altronde se lo Stato emettesse le banconote, chi potrebbe vigilare su di esso e garantire ai suoi creditori la riscossione del credito? Nessuno. Lo Stato avrebbe un potere tale sulla sua moneta, che questa perderebbe ogni credibilità. Un titolo di credito verso un ente bancario che viene amministrato con obiettivi di lucro fornisce già delle garanzie, se poi ci mettiamo che lo Stato ha il dovere (senza conflitti di interessi) di vigilare e, in caso, di procedere con la coercizione per far riscuotere il credito, siamo a cavallo.
Ricordiamo, inoltre, che in questo modo spetta alla banca occuparsi della “sicurezza” del titolo di credito, ovvero di garantire l'autenticità del titolo e i sistemi per rilevarne l'eventuale contraffazione, pena il pagamento di credito non dovuto. D'altra parte, ogni volta che una banconota viene distrutta mentre è in possesso di qualcun altro, guadagna l'importo della banconota essendo andato perso il titolo di credito nei suoi confronti.
Ma che titolo hai tu per dire queste cose? Sei per caso un CICAPpino? Un illuminato? Un militare? Un rettiliano?
Niente di tutto questo. La qualifica attinente alle scienze economiche di cui posso fregiarmi è solo il titolo di ragioniere, corredato da spirito critico e cervello. Non è molto, ma rispetto a gran parte dei teorici del complotto del signoraggio rappresenta un diploma di ragioniere, dello spirito critico e un cervello in più.
Ma come? Molti personaggi famosi e credibili sopra ogni dubbio si sono pronunciati sullo scandalo del signoraggio! Qualcuno ha dovuto anche smettere di parlarne, perché stava facendo troppo rumore!
Alt, analizziamo le cose con calma. I personaggi famosi che parlano di signoraggio sono troppo spesso persone che sostengono qualsiasi ipotesi di complotto e che, quindi, sono diventate famose proprio per aver parlato di queste cose. Citarle diventa “autoreferenziare”. È come se per dare credito a quello che dico, cito come fonte autorevole una mia dichiarazione non supportata da prove. Sono metodi che lascio ad altri.
Contiamo, inoltre, che se io faccio un seminario dal titolo “il signoraggio non esiste” o ci scrivo un libro, nemmeno i più accaniti anticomplottisti spendono un euro per darmi retta. Se invece facessi un seminario o un libro intitolato “il signoraggio e lo scandalo bancario”, la gente farebbe la fila per ascoltarmi e per diffondere il mio verbo, qualsiasi minchiata io proferisca. È il fascino del complotto.
Per quanto riguarda persone che hanno smesso di parlarne, non credo proprio che abbiano subito le pressioni che tutti rumoreggiano. Anche io quando ero bambino credevo a babbo natale e sostenevo la sua esistenza. Più tardi, negli anni, ho scoperto l'amara verità e ho smesso di sostenere la sua esistenza, ma non per questo si sono presentati la befana e il topino dei denti a minacciarmi di morte se continuavo a credere a babbo natale.
Allo stesso modo, qualcuno può smettere di parlare di qualcosa solamente perché si è accorto di avere detto un'emerita stronzata e lascia cadere il discorso per non dover ammettere il proprio errore. In questo modo, tra l'altro, riesce addirittura a passare come “vittima” di pressioni e censure e abbindolare sempre più pubblico.
Pubblico disposto a pagare 35 euro a testa per sentirlo parlare un paio d'ore, magari nella speranza che dica qualcosa di nuovo proprio sul signoraggio.
Ma tu che parli in questo modo perché sei pagato dal NWO! Sei al soldo della BCE! Sei un massone di 33° livello, lo sappiamo tutti!
Il problema è che l'NWO evidentemente paga su un conto alle Kaiman, ma dimentica di fornire ai propri dipendenti gli estremi. Anche la BCE ad occhio agisce nella stessa maniera e io continuo a finire il mese fumando i mozziconi delle sigarette spicciate troppo presto nei primi giorni dopo l'ultimo stipendio.
Per quanto riguarda la massoneria, purtroppo la Loggia mi fornisce al massimo una sigaretta a scrocco se le ho proprio finite, niente di più.
Se smettessi di servire NWO, BCE e massoneria, probabilmente potrei fare soldini pubblicando minchiate a pagamento.
Ah, allora è chiaro: sei un DEBUNKER!!!
No, sono cancro. Ascendente vergine.